| Soddisfatto per come ho scritto.. E' soprattutto una provocazione:
Spartitraffico, divisione dei beni, equilibrio psicofisico, salute, equità, uguaglianza e divisione dei beni, spartitraffico, respirazione regolare, regolamento, regole, equilibrio psicofisico. Gli eletti, relitti, tecnici, tecnici nucleari, tecnici del suono amplificato, specializzazione ottenuta con merito, "Qualifica nella registrazione manuale delle frequenze", "Attestato di idoneità alla misura del battito cardiaco", cuore. << Mi chiamo Rossi John, i miei nomi di battesimo sono New York e Galapagos>>, l'orgoglio per questi due nomi era evidentissimo. Ringraziava la sorte per avergli assegnato questi due nomi che ispiravano originalità e che catturavano l'attenzione inconscia del suo interlocutore. Producevano in lui un'alterazione delle pulsazioni piacevolissima che uscivano dallo schema canonico. Amava cominciare a contarle in relazione al tempo e scoprire nuove cifre, nuovi segni da incamerare. Ma la scarsa per altro superba intelligenza di cui era disposto non lo portava a leggere dietro le sensazioni. Realizzare la sensazione passava tramite il processo linguistico ma lui considerava la parola come un errore, una scienza imperfetta e tagliava ogni tipo di "elucubrazione mentale" sul nascere. Il termine galapagos era appunto un termine, insolito per il catalogamento in "nomi di battesimo" ma era pur sempre un termine e nulla più, questo almeno nella sua ristrettezza ed illusione. <<mi sono laureato ieri, pronto a svolgere la mia professione...>>, non sapendo come poter continuare la discussione che aveva voluto lui stesso iniziare per motivi ignoti, forse per convenzione continuava <<il sole è giallo, il tempo è bello perchè il sole è giallo>>. In evidente difficoltà che riusciva quasi a non dare a vedere cominciò a contare il battito che si faceva forte. Ma ecco che mentre stavo per allontanarmi, <<ciao, mi sono laureato proprio ieri, posso raccontarti cosa mi è successo a colazione..>>. Qui il disgusto si univa all'angoscia e per liberarmene prima di andarmi a sedere sulla sedia che era il più lontano possibile da un simile individuo mi preparai a rispondergli nel modo più decoroso possibile. Ci pensai un poco ma solo per ingannare per un po' la mente. Vedevo un corpo d'alluminio, un corpo di circuiti e chips assettati in una posizione così complessa che avrebbe portato ad intuire che l'opera fosse maggiormente degna di nota. Ma in realtà era un corpo di carne e ossa e non di cartelle e di un cuore simile ad internet explorer. <<bee, piccola Dolly non sei che bestiame e l'uomo nasce carnivoro. Non le senti le fredde sbarre? Mi parli proprio cercando di guardarmi attraverso di esse. Com'è la galera? Mi hanno raccontato che lì succedono cose che nessuno può riportare per quanto provochino repulsione per tutto il genere umano>> <<pazzia, ossessività, visione distorta della realtà, irrazionalità. Questa è la terminologia che si addice a te. Ti pensavo un sano alternativo, che vive dei principi della società come tutti imparano a fare del resto ed invece sei completamente pazzo e.. la gente ci guarda. Ti ho già parlato delle mie qualifiche?>> <<non mi interessano>>, <<allora salutiamoci distintamente senza dare nell'occhio>>. <<non ti permetterò l'ultima parola, mi hai dato del pazzo.. Lascia che ti parli come un pazzo.. Io sono il cosmo, non cosmopolita, io sono il cosmo ed il caos vive in me. Tu te ne stai lì buono, buono, inginocchiato come un plebeo dinnanzi alla croce che chiede pietà. Ma la tua croce è ancor peggiore: tu ti illudi di numeri. Tendenze maniacali, traumi irrisolti. Questa nei TUOI termini è la TUA descrizione. Vattene ora, torna ai tuoi numeri e alle tue somme. Vattene piccola pecora pazza>>. Ed intanto passava il parroco della città e si dirigeva proprio verso il suo amato gregge in attesa come esso dell'arrivo del 2, l'autobus che conduceva alla chiesa della zona. Uomo distinto, unghie curatissime, perfettamente levigate. Ma agli occhi, i miei si presuppone, quei poveri e laceri indumenti che aveva indosso, stonavano incredibilmente con il passo dinamico e di uomo che si considera meritevole di rispetto. Dava l'idea di un fagotto con la pancia piena e ben condita ma dal pane indurito e reso inflessibile dal pensiero comune. Questo era agli occhi arrabbiati del nostro protagonista il vecchio curato. Occhi ingenui oserei dire, occhi che osavano spingersi al di là dell'apparenza ma che non potevano che tornare inevitabilmente all'apparenza stessa. Difatto sopravviveva in questo mondo e se non voleva la completa misantropia queste erano le condizioni. "Bacia la mano perchè io sono il pastore senza anelli... che grandissima idea la democrazia! Ti condurrò dove tu stesso vorrai andare, dove io ti dirò di andare e tu vorrai incondizionatamente, segui i gradini, la porta è vicina.. Ma prima al macello. Ah ah ah.. e se uno di quei poveri...sciatti...squinternati che credono di conoscere la verità, ah ah ah.... Ripongono le loro speranza nei loro stessi stracci. Chi li ha creati gli stracci e a quale fine? Non è certo il fine quello che voi andate cercando. Il logoramento esteriore non è che proporzionale al logoramento interiore finchè non rimarrà più nulla ne di voi ne degli stracci. Patetici e pietosi! Chi vuoi che vi stia a guardare, piccolo idiota, da voi non si riconosce altro che voi stessi, da voi si fraintende tutto, nella vostra piccola caverna solo il fuoco vi riscalda." Questo si muoveva nei più profondi meandri della testa del reverendo e il giovane protagonista non era proprio in grado di immaginarlo. Ma neanche il reverendo stesso; erano 11 anni che professava ed aveva imparato a memoria il pensiero sociale, da anni era sempre lo stesso, esattamente identico a quello di prima. Negli atteggiamenti, nelle posture, nella logica.. Già scritto prima ancora che qualcosa pensasse di iniziare a scrivere. Si era appena fermato a parlare con il tecnico riguardo ai nuovi campi di elettronica riguardanti la composizione musicale di cori evangelici. Dialogava bonariamente ma, sempre negli interni lontani, rileggeva il dibattito con un cinismo quasi ossessivo, nato dalla volontà inesauribile di brama che non si esprimeva se non tramite occasionali retoriche sull'amore e sulla pietas, con i suoi sermoni che leggeva dall'alto del pulpito. Se non di domenica il bisogno si ripresentava ogni notte, quando attendeva con impazienza l'arrivo del sonno. La paura di un simile bisogno lo impauriva enormamente, soffriva come un cane addomesticato, odiava il contatto delle ciglia, odiava tutto in quei pochi attimi. E quando arrivava il sonno desiderato... che incredibili emozioni provava. Immagini piene di vita, la sua ovviamente. Il quadro era ben diverso: o vedeva solo se stesso mentre nel vuoto che credeva nero, del nero più seducente di quello che avrebbe potuto sensibilizzare nella realtà, rideva di gusto oppure sul campanile a sbattere le campane, a richiamare i fedeli all'ordine. E quando vedeva i vecchi assonnati, le donne e gli uomini ciondolanti, arrivare in fila per due, distinti in base alla classe, ma nella cui classe li rendeva identicamente vestiti, lì, raggiungeva l'estasi. Al risveglio non ricordava assolutamente nulla, neanche degli attimi di agonia prima del meritato riposo ma si risvegliava felice e pieno di sè.
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